Patong Beach: tra orchidee e Ladyboys


A volte la curiosità di non sapere cosa aspettarsi è ancora più forte di sapere cosa ti aspetta, e così, quando sono partita, non ho programmato niente e non ho spulciato la guida come faccio di solito.

Appena sono arrivata a Patong Beach devo ammettere di essermi sorpresa.
La frenesia, i rumori, le facce, le offerte pungenti, continue, scontate. Ho avuto subito l’impressione di una città in evoluzione ma non evoluta. Camminare lungo la Bangia Road è un esperienza che non si dimentica facilmente. Centinaia di persone ti offrono in strada ogni genere di gadget, spettacolo o servizio, da orchidee a Ladyboys.


Il distretto principale della città, è noto ai più come il quartiere a luci rosse del paese.
Un quartiere così assurdo e lontano dalla nostra cultura da avermi attivato il cervello in modalità loop.
Ho accettato con molta difficoltà il concetto della commercializzazione così organizzata della prostituzione. Poi ho cercato di elaborare il mio pensiero per non rimanerci incagliata passando al concetto della confidenza col proprio corpo, passando dalla necessità, alla scelta.
Tutti concetti confusi, intrecciati. Non riuscivo a cancellare dalla mia testa quegli sguardi, talvolta consapevoli, talvolta no di ragazze, bambine, donne che usando il proprio corpo soddisfacevano turisti in cerca di risposte, divertimento, trasgressione. 


Non sono arrivata a nessuna conclusione, a nessuna verità, ma ho fissato nella mente un paio di occhi stanchi di una donna, evidentemente esperta del mestiere, che non cercava neanche più di ammaliare il suo pubblico ma solo di portare a termine il suo spettacolo, con una bambina di 3 anni ad aspettarla al bancone del bar.


Sarò "antica", come dice la mia amica e compagna di viaggio, non lo so. In questo paese ci sono donne che lavorano 24 ore su 24 negli alberghi, nei centri massaggio presi d’assalto dai turisti, ci sono cameriere, guidatrici di carretti di cibo fritto dai colori più improbabili ai margini delle strade e poi ci sono donne disposte a tutto, ragazze che volteggiano intorno ai pali di locali psichedelici, lady boy che non vedono l’ora di toglierti ogni dubbio sulla loro fisicità, donne su tacchi vertiginosi numero 41 o ragazzine che vendono il proprio corpo o forse solo un’illusione ad ogni angolo della strada, ad ogni ora del giorno e della notte, disposte a qualsiasi cosa. 

E io continuo a chiedermi, in un paese dove la prostituzione è così radicata nella cultura e nella quotidianità, davvero la scelta esiste per tutti?

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